La Val Gandino e la qualità ambientale — Dentro la storia

Tiziano Brignoli
7 min readJun 16, 2021

Il Comitato Val Gandino Respira, di cui Luca Tironi è il portavoce, è nato circa sei anni fa. Si pone l’obiettivo di tutelare l’ambiente e la qualità dell’aria nella nostra valle, che spicca per un’incredibile biodiversità naturalistica.

Il 5 ottobre 2019 il Comitato ha organizzato una manifestazione di protesta, attraverso un corteo che si è snodato dal comune di Gandino fino a quello di Leffe, per sensibilizzare la popolazione sull’argomento, intavolando valide argomentazioni. Lo scopo è stato di spingere i sindaci dei cinque comuni (Gandino, Leffe, Casnigo, Cazzano e Peia) e di coloro che si siedono ai tavoli decisionali, di porre un freno specificatamente ad alcune fabbriche che per decenni hanno “regolato” se stesse, senza qualcuno di preposto all’esterno che lo facesse.

Luca Tironi, ha raccontato al presente autore, che in passato esistevano poche regolamentazioni ambientali, né mezzi affidabili per il controllo dell’aria. Si è sempre vissuto nella scarsa consapevolezza e nell’accettazione di un problema visto come irrisolvibile, dunque incontrastabile. Oggi invece, afferma, ci sono gli strumenti, così come la volontà delle nuove generazioni, di affrontare direttamente il problema. Ed è qui che entra in gioco il Comitato, che raggruppa le voci della valle, portandole poi all’interno delle discussioni con i comuni e gli enti preposti, in particolar modo l’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale).

Questo ritardo nell’agire ha portato, ha dichiarato Tironi, a “una valle violentata,” sia da un punto di vista di salute ambientale che paesaggistico. Per spiegare ciò è importante fare un passo indietro.

Fino agli anni ’60, ha spiegato Luca Tironi all’autore di questo reportage, la Val Gandino era una valle fondamentalmente povera, e prevalentemente agricola. Dalla fine di quel decennio si è poi sviluppata nell’area una grande industrializzazione che, seppur abbia portato lavoro, ha anche causato un “degrado urbano.” Camminando per la valle si possono oggi incontrare decine di piccole e grandi fabbriche vuote, lasciate in disuso, che hanno in passato causato danni all’ambiente, e tutt’oggi procurano danni, come detto urbanistici, a una zona che, ha specificato Tironi, potremmo far diventare “il nuovo Eden,” considerando le peculiarità territoriali. Per fare ciò serve però l’interesse e la mobilitazione di tutti, e invece ci si scontra ancora oggi con l’indifferenza o teste girate dall’altra parte.

L’argomentazione di Val Gandino Respira e il desiderio della gente

Il Comitato ha raccolto “migliaia di firme” (dato significativo per una valle di poco oltre i 15.000 abitanti), e lo scorso 5 ottobre, al primo corteo di protesta ufficialmente organizzato, hanno partecipato circa 1.000 persone, comprese giovani famiglie con i bambini, ma anche, sorprendentemente, parte della popolazione più anziana. E’ stato un segnale positivo, che ha avuto anche risalto sui principali giornali e televisioni locali.

Val Gandino Respira — specifica Tironi — “non ha intenzione di far chiudere le fabbriche o togliere posti di lavoro alla gente,” ma si pone l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’argomento, chiedendo più controlli nel rispetto della salute delle persone.

E’ certamente una lotta impari, perché molte delle aziende contro le quali lotta il Comitato, che interessano l’area del Fondovalle e del comune di Casnigo, hanno fondi pressoché illimitati, mentre Val Gandino Respira è una piccola e recente realtà.

Molte delle aziende di cui stiamo parlando hanno fatturati da milioni di euro e dunque, spiega Tironi, non avrebbero alcun problema nell’installare rilevatori o filtri per l’aria. Ma, semplicemente, non vogliono, a meno che obbligati. Ne gioverebbero in salute i loro dipendenti, e ne guadagnerebbe in prestigio l’azienda. Ma l’opinione generale che hanno i dirigenti di queste grandi multinazionali della gente della valle è molto chiara, e Luca Tironi ha detto che il loro pensiero assomiglia a qualcosa come: Noi qui comandiamo. Facciamo ciò che vogliamo. Nessuno ci deve dire niente.

La verità raccontata dalle aziende verso le quali si combatte è un’altra. Loro dicono che i fumi di cui tanto si discute non sono altro che vapore acqueo, ma i dati e le rilevazioni fatte dimostrano che sono fumi nocivi per la salute e per l’ambiente.

E’ importante analizzare nuovamente il pensiero di chi dirige queste fabbriche, ossia l’idea che il dare posti di lavoro permette loro di governare la valle. Questo, secondo Tironi, è un vero e proprio “abuso dell’ambiente” da parte di “predatori ambientali.”

Nello specifico, un’azienda locale in passato non poteva esportare i propri prodotti in Inghilterra, poiché questa nazione ha delle restringenti norme in materia ambientale, molto più severe di quelle italiane. Solamente dopo la richiesta e la pratica di installare un bio filtro, hanno potuto vendere anche in questo paese.

In questi cinque anni Tironi ha avuto la possibilità di parlare anche con i dipendenti delle aziende in causa, riscontrando una crescente disillusione degli stessi verso il loro posto di lavoro. Perché ci dobbiamo ammalare per il gioco sporco di una piccola élite di persone? è il pensiero di molti di loro, ora più consapevoli della situazione nella valle.

Proprio la partecipazione diretta della popolazione gioca un ruolo fondamentale in questa guerra ambientale. Più persone fotografano, fanno video, scrivono, parlano o raccontano, più si arriverà a soluzioni. Il problema principale, tuttavia, è la paura. La paura di affrontare quelli che sono visti come dei mostri al comando di ogni cosa.

“Se io posto una foto o un video dei fumi nella valle” racconta Tironi delle richieste che gli arrivano da parte delle persone, “rischio qualcosa?”

La risposta è: ovviamente no. E’ un diritto del cittadino. Tutto dipende dal modo con il quale si decide di mostrare il proprio dissenso.

Luca Tironi racconta al presente autore che ci sono due modi per spingere i sindaci ad attivarsi, negandogli a tutti gli effetti la possibilità di lavarsene le mani per eventuali interessi politici.

La prima è inviare una normale email al comune. Non c’è bisogno di scrivere molto, se non la situazione in una determinata area (esempio: in questa zona del mio paese si sente un odore acre), aggiungendo l’ora e una foto in allegato.

Nel caso non si ottenga una risposta, Tironi consiglia di stampare l’email, andare direttamente in comune, e chiedere che venga protocollata. Così il comune avrà sempre l’obbligo di fornire una risposta.

Differentemente è possibile inviare una PEC, ossia un’email in posta elettronica certificata, vale a dire un’email con valore legale, alla quale, nuovamente, il comune è obbligato a rispondere. La soluzione migliore, tuttavia, rimane la prima.

Anche in questo caso Tironi ha avuto modo di verificare quello che troppo spesso si dimostra disinteresse nell’agire, o perfino nell’ascoltare il cittadino — l’elettore — da parte dell’amministrazione comunale.

Ha raccontato al presente autore di una situazione avvenuta in valle, definita “al limite della legalità,” quando un cittadino si è presentato negli uffici comunali per farsi protocollare un’email e la risposta della segretaria è stata: “Voi dovete smetterla di fare queste cose.” In conclusione, però, ha dovuto timbrare per legge il documento, ossia protocollarlo.

E’ importante soffermarsi nell’analisi di questa situazione. Comportamenti di questo tipo sono fatti con uno scopo ben preciso: disincentivare la popolazione a muoversi, agire, informarsi. E’ fondamentale quindi non farsi spaventare da — apparenti — porte chiuse in faccia, facendo valere i propri diritti, tenuti nascosti dietro un velo di omertà e interessi politici.

Sull’argomento ambientale Tironi si è dichiarato “deluso” dall’atteggiamento di alcuni sindaci. In una delle recenti riunioni tra il Comitato Val Gandino Respira, le amministrazioni comunali e gli enti preposti, due comuni su cinque (Peia, Cazzano) hanno scelto di presentarsi con i vice sindaci, che hanno inoltre, ha detto Tironi, “fatto scena muta durante l’intera discussione.” Una sorta di volontà di non calpestare la coda del cane che dorme.

La delusione di Tironi deriva dal fatto che i sindaci, se spinti dalla volontà di agire, avrebbero tutti i mezzi per farlo. Possono chiamare organizzazioni ambientali, far agire i carabinieri, portare l’argomento in risalto sui giornali, mentre spesso scelgono di rimanere in silenzio.

Il problema della qualità ambientale, però, non riguarda specificatamente solo la Val Gandino, ma più in generale la Val Seriana, così come non riguarda semplicemente la qualità dell’aria. Il problema è radicato molto più in profondità.

Tironi ha raccontato al presente autore che nelle zone della valle dove si trovano queste fabbriche, nei fiumi e negli stagni vicini, sono spariti i pesci, mentre l’erba ha smesso di crescere fino a 50 metri di distanza. Questo perché non si sta parlando solamente di gas rilasciati nell’aria, ma “nell’acqua e materiali inquinanti nascosti sottoterra.”

Da quando il Comitato è entrato in gioco, sono stati ottenuti alcuni risultati rilevanti, ma la battaglia fra la salute ambientale e l’economia politica è ardua. Sono stati installati alcuni rilevatori, ed è stato dimostrato che, grazie ai monitoraggi fatti (dunque a minori possibilità di giocare sporco da parte delle aziende) la qualità ambientale negli ultimi due anni è aumentata. “Non è ottima. Non è buona,” specifica Tironi, “ma è migliorata.”

La cosa fondamentale in questa vicenda, è stato spiegato al presente autore, è accrescere la consapevolezza del problema nella popolazione, e l’idea che si può fare qualcosa, si può cambiare la situazione attuale. Più persone si preoccupano e interagiscono, più gli addetti ai lavori saranno obbligati, non sono moralmente, ma politicamente, ad ascoltare i cittadini, e trovare soluzioni adeguate a un problema che si trascina da decenni.

E’ una questione territoriale — ha spiegato infine Tironi. “Più noi pressiamo più loro arretrano. Ma quando noi molliamo la presa, loro guadagnano terreno.”

Puoi leggere ciò che scrivo anche sul mio blog, o sulla mia pagina Facebook.

--

--

Tiziano Brignoli

Tiziano Brignoli, 30, is an Italian writer, author of twelve books. He suffer from a psychotic disorder and he is a mental health advocate.